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Nella Giornata mondiale della Poesia, i versi del poeta Emiliano Longhi

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Passeggiata a Pianezza

Lungo il polveroso ciglio

Del bianco selvatico sentiero,

Non fiorisce il delicato giglio.

Vi spicca il pungiglioso cardo,

Ora verde, con fiori rossi,

Ora di tenue color pardo.

Là, sulla verde altura,

Accanto, l’esile gambo

Dell’avena selvatica 

Somiglia a una dolente figura.

Le sue verdi spighe,

Disposte in ordinate righe,

S’inchinano dolcemente,

Formando strane criniere.

Più in là, ecco l’erba sulla.

I suoi fiori a grappolo

Dipingono di rosso porpora

L’intero, vasto paesaggio,

E danno un tocco colorato

Anche al ciglio impolverato.                     

 

 

 

Fresa, vengo da te con Amore

Vengo da te con l’amore

E la dolcezza degli anni

Lunghi, pensosi e maturi.

Ahi, non sono finiti gli affanni!

Più in questi tempi oscuri.

 

Porto con me lo zaino vuoto.

Vengo a prendermi i ricordi;

Sì, quelli che mi spettano:

Appartengono a un tempo remoto,

Che, in silenziosa attesa,

Le tue pietre antiche,

E le bocche amiche,

E il paesaggio tanto amato

Hanno per me conservato.

 

Voglio riempire questo zaino;

Poi, curarli come delicati petali, 

Contarli, accarezzarli, voglio,

E, uno, a uno, sentirne il profumo.

 

 

Culla dei miei ricordi

Culla dei miei ricordi,

Preziosi gioielli

Dei miei primordi.

Sogni, giochi, serenità.

Io in voi, voi in me.

Insuperata felicità.

 

Come le api saltano 

Di fiore in fiore,

Per nutrirsi del loro liquore,

Così, stregato, sciamo 

Anch’io sui fiori profumati

Dei miei ricordi andati, 

Per succhiarne il cuore.

 

Ora, ho un nido sui tetti,

Dove, piccioni, corvi e gatti

Fanno delle tegole i loro letti.

Di giorno, il sole, lievemente,

Vi entra senza bussare,

E la mia vita invade, garbatamente.

 Di notte, dolce e discreta,

Vi penetra, silenziosa, la luna.

È una compagna, un’amica amata;  

Rischiara la mia stanza,

E pure la mia mente illumina.

 

È lassù, di fronte a me. Ci salutiamo.

Guardo l’immenso firmamento,

Mi perdo, avvinto, per un momento;

In quel territorio di astri, smisurato, 

Mi cattura Giove, pianeta sfolgorante.

Fiero, sfoggia i suoi anelli luminosi;

Segue veloce la sua orbita gigante.

Lo insegue Saturno, che gira lontano.

Ecco la cintura di Orione, e la grande Orsa.

I miei occhi si perdono: sono incantato.

 

 

Rifugi 

Mormorano i piccioni nelle antiche

Bocche, aperte negli arsi muri.

Sotto le tegole, nelle gronde,

Si agitano, irrequiete, le rondini.  

 

Anch’io, qui, ho il mio accogliente

Rifugio, il mio amato nido.

È qui che si agitano, irrequieti,

I miei ricordi, i miei pensieri,

Nascosti sotto le tegole della mia mente.

 

Quassù, il mio cuore, in altalena, combatte;

E il contagio della solitudine m’invade.

Qui, nel mio nido, sento il turbinio del vento,

E del silenzio le vuote parole sento.

 

L’imbrunire   

 

Quando l’imbrunire

Cede al richiamo

Discreto della sera

E l’ombra si fa serena

Fra le sue braccia 

Timido si rifugia

E lieto si abbandona

E lei l’accoglie amorosa 

Come una tenera sposa.

 

 

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