Passeggiata a Pianezza
Lungo il polveroso ciglio
Del bianco selvatico sentiero,
Non fiorisce il delicato giglio.
Vi spicca il pungiglioso cardo,
Ora verde, con fiori rossi,
Ora di tenue color pardo.
LÃ , sulla verde altura,
Accanto, l’esile gambo
Dell’avena selvatica
Somiglia a una dolente figura.
Le sue verdi spighe,
Disposte in ordinate righe,
S’inchinano dolcemente,
Formando strane criniere.
Più in là , ecco l’erba sulla.
I suoi fiori a grappolo
Dipingono di rosso porpora
L’intero, vasto paesaggio,
E danno un tocco colorato
Anche al ciglio impolverato.
Fresa, vengo da te con Amore
Vengo da te con l’amore
E la dolcezza degli anni
Lunghi, pensosi e maturi.
Ahi, non sono finiti gli affanni!
Più in questi tempi oscuri.
Porto con me lo zaino vuoto.
Vengo a prendermi i ricordi;
Sì, quelli che mi spettano:
Appartengono a un tempo remoto,
Che, in silenziosa attesa,
Le tue pietre antiche,
E le bocche amiche,
E il paesaggio tanto amato
Hanno per me conservato.
Voglio riempire questo zaino;
Poi, curarli come delicati petali,
Contarli, accarezzarli, voglio,
E, uno, a uno, sentirne il profumo.
Culla dei miei ricordi
Culla dei miei ricordi,
Preziosi gioielli
Dei miei primordi.
Sogni, giochi, serenità .
Io in voi, voi in me.
Insuperata felicità .
Come le api saltano
Di fiore in fiore,
Per nutrirsi del loro liquore,
Così, stregato, sciamo
Anch’io sui fiori profumati
Dei miei ricordi andati,
Per succhiarne il cuore.
Ora, ho un nido sui tetti,
Dove, piccioni, corvi e gatti
Fanno delle tegole i loro letti.
Di giorno, il sole, lievemente,
Vi entra senza bussare,
E la mia vita invade, garbatamente.
Di notte, dolce e discreta,
Vi penetra, silenziosa, la luna.
È una compagna, un’amica amata;
Rischiara la mia stanza,
E pure la mia mente illumina.
È lassù, di fronte a me. Ci salutiamo.
Guardo l’immenso firmamento,
Mi perdo, avvinto, per un momento;
In quel territorio di astri, smisurato,
Mi cattura Giove, pianeta sfolgorante.
Fiero, sfoggia i suoi anelli luminosi;
Segue veloce la sua orbita gigante.
Lo insegue Saturno, che gira lontano.
Ecco la cintura di Orione, e la grande Orsa.
I miei occhi si perdono: sono incantato.
Rifugi
Mormorano i piccioni nelle antiche
Bocche, aperte negli arsi muri.
Sotto le tegole, nelle gronde,
Si agitano, irrequiete, le rondini.
Anch’io, qui, ho il mio accogliente
Rifugio, il mio amato nido.
È qui che si agitano, irrequieti,
I miei ricordi, i miei pensieri,
Nascosti sotto le tegole della mia mente.
Quassù, il mio cuore, in altalena, combatte;
E il contagio della solitudine m’invade.
Qui, nel mio nido, sento il turbinio del vento,
E del silenzio le vuote parole sento.
L’imbrunire
Quando l’imbrunire
Cede al richiamo
Discreto della sera
E l’ombra si fa serena
Fra le sue braccia
Timido si rifugia
E lieto si abbandona
E lei l’accoglie amorosa
Come una tenera sposa.