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GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE FORESTE, IL WWF: IL FUTURO DELLA BIODIVERSITA’ E’ NELLE FORESTE ANTICHE

In Abruzzo 380 mila ettari di foreste con 34 foreste vetuste tra cui le 5 faggete del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 2017

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La chiave per custodire la biodiversità forestale italiana è nella conoscenza e nella conservazione dei boschi vetusti. Le foreste primarie e secolari sono ecosistemi ricchi di forme di vita rare e preziose, capaci di immagazzinare grandi quantità di carbonio, trattenendolo nel legno e nelle radici, contribuendo così alla lotta ai cambiamenti climatici: si deve consentire l’evoluzione naturale dei boschi verso ecosistemi forestali più complessi secondo il modello offerto dai boschi vetusti.

Nella “Strategia dell’Unione Europea sulla biodiversità per il 2030” si riconosce il valore intrinseco delle foreste primarie e delle foreste vetuste fissando come primo obiettivo definire, mappare, monitorare e proteggere rigorosamente tutte le foreste primarie e vetuste ancora esistenti in Europa.  

In Abruzzo contiamo oltre 380 mila ettari di foreste e una ricerca del 2015, pubblicata nel volume “Alberi, arbusti e liane d’Abruzzo” di Gianfranco Pirone (COGECSTRE Edizioni), individuava ben 34 foreste vetuste, punto di forza di un patrimonio forestale regionale che annovera 190 specie di alberi, arbusti e liane (di cui 51 a rischio di estinzione), 363 alberi monumentali, 65 tipi di foresta, 15 habitat forestali di interesse comunitario e protetti dalla Direttiva Habitat.

Tra le foreste vetuste, ne spiccano cinque ricomprese nel perimetro del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise che nel 2017 sono state inserite nel patrimonio Unesco “Foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”: circa 1000 ettari caratterizzati da alberi maestosi, rare fioriture, funghi e muschi che colonizzano i tronchi caduti.

Foreste di faggio dove l’uomo non interviene con tagli di alberi e recupero di legna a terra, dando così vita a un ecosistema simile a quello delle foreste primigenie: la faggeta di Val Cervara, 119 ettari nel territorio di Villavallelonga, la Selva Moricento, 193 ettari tra crinali montuosi e doline carsiche  nel territorio di Lecce nei Marsi, la Foresta Coppo del Morto 105 ettari tra Pescasseroli e Scanno, la foresta di Coppo del Principe, 194 ettari nella Difesa di Pescasseroli, e infine il sito più vasto costituito dalle due foreste di Cacciagrande e di Valle Jancino che insieme raggiungono i 325 ettari.

“Le foreste vetuste del Parco sono tra le faggete più antiche d’Europa - dichiara Filomena Ricci, delegato regionale del WWF Abruzzo. - Molti alberi hanno un’età eccezionale e il più antico, con i suoi 560 anni di vita, ben era qui prima di quando Cristoforo Colombo salpasse per l’America! Per l’Abruzzo si tratta del primo sito a essere riconosciuto dall’UNESCO e per l’Italia il primo a essere considerato per il suo valore ecologico.

Proteggere un ecosistema complesso come quello delle foreste vetuste e garantirne la conservazione e la sopravvivenza per il futuro è una grande responsabilità per ognuno di noi.

Si tratta di habitat fondamentali per la tutela di specie a rischio estinzione come l’Orso bruno marsicano, ma anche lupi o picchi, insetti come il coleottero Rosalia alpina e rari anfibi come l’endemica Salamandrina dagli occhiali, per non parlare di funghi o fiori.”

Le  foreste  poi  rappresentano  un  alleato  importante  nella  lotta  ai  cambiamenti  climatici  grazie  alla capacità  di assorbire  anidride carbonica.

 “Prendersi  cura  delle  foreste,  vuol  dire  prendersi  cura  anche  di  noi - ricorda  Sefora  Inzaghi, direttrice  dell’Oasi  WWF  delle  Gole  del  Sagittario  che  ospita  diverse  tipologie  di  bosco,  da  quello misto  di  fondovalle  alle  faggete - Un  ettaro  di  superficie  forestale  assorbe  in  media  22  ton  di CO2  l’anno:  quindi  gli  oltre  380  mila  ettari  di  territorio  abruzzese  ricoperto  da  foreste  si traducono in  8  milioni  di  tonnellate/anno  di  CO2  assorbita. 

A  questo  si  aggiunge  anche  il  ruolo  strategico  di “custodi  della  biodiversità”  poiché  è  in  questi  ecosistemi  che  molte  specie  vegetali  e  animali trovano  nutrimento,  riparo  e  rifugio  sicuro  per  riprodursi.

 Se  da  una  parte  nel  nostro  immaginario i boschi  sono  luoghi  incontaminati  di  ispirazione  poetica  o  angoli  di  cui  godere  per  un momentaneo  benessere,  dall’altra  sono  invece  sistemi  complessi,  fragili  e  preziosi  per  il sostentamento  di  tutte  le forme di vita.”

Approfondimenti

 Foreste  Primarie  e Foreste Vetuste

Le  foreste  primarie  sono  di  origine  antica,  estranee  alle  pratiche  agricole  e  principalmente  collocate  in ambiente  montano,  su  terreni  non  produttivi.

 Anche  se  condizionate  dall’attività  umana,  si  sono  potute sviluppare  secondo  processi  rigenerativi  naturali.

Le  foreste  vetuste  sono  quelle  in  cui  da  un  lungo  periodo  di  tempo  i  processi  dinamici  in  atto  non  sono stati  influenzati  dall’uomo,  compreso  il  prelievo  del  legno  vivo  o  morto.  I  boschi  vetusti  sono  molto  rari  in Italia  e  di  estensioni  molto  limitate.  La  loro  salvaguardia  è  considerata  indispensabile.

 Legno Morto, Foresta  Viva

 L’abbondante  presenza  di  legno  morto  nella  foresta  è  un  elemento  che  caratterizza  il  bosco  vetusto.  Il  suo quantitativo  viene  misurato  allo  scopo  di  determinarne  il  grado  di  naturalità. 

Ad  esempio,  nella  faggeta vetusta  di  Val  Cervara,  nel  Parco  nazionale  d’Abruzzo  Lazio  e  Molise,  il  volume  di  legno  morto  ammonta  al 30%  di  tutta  la  massa  legnosa. 

L’importanza  del  legno  morto  risiede  nel  suo  divenire  un  luogo  di  vita  per centinaia  di  specie  animali  e  vegetali. 

Dai  funghi  saproxilici,  che  contribuiscono  al  processo  di decomposizione  del  legno,  ai  coleotteri  le  cui  larve  si  cibano  di  legno  morto,  a  specie  di  piante  vascolari che  se  ne  avvantaggiano  per  la  germinazione,  agli  uccelli  che  ne  sfruttano  le  cavità  per  deporre  le  uova.

La Campagna Renature del WWF

Con  la  campagna  ReNature  –  Rigeneriamo  l’Italia  (https://www.wwf.it/renature_italy/)  il  WWF  si  pone l’obiettivo  di  restaurare  e  “riconnettere”  almeno  il  15%  di  territorio  italiano,  concentrandosi  sugli ecosistemi  con  un  elevato  potenziale  di  stoccaggio  del  carbonio  (foreste  per  il  clima)  e  su  quelli  che contribuiscono  alla  mitigazione  delle  inondazioni  e  alla  prevenzione  degli  incendi  e  del  dissesto idrogeologico,  come  foreste,  zone  umide,  fiumi  e  aree  costiere. 

Un  esempio  è  il  progetto  “L’ultima  foresta incantata”  avviato  all’interno  della  Riserva  Naturale  e  Oasi  WWF  di  Policoro  (MT)  assieme  alla  Regione, all'Università  della  Basilicata  e  a  Fondazione  Con  il  Sud:  per  ridare  vita  al  bosco  pantano  e  far  tornare  la foresta  costiera  di  Policoro  ai  suoi  antichi  splendori  si  attueranno  interventi  di  rinaturalizzazione  e  di creazione  di  piccoli  invasi  per  restituire  all'habitat  del  bosco  allagato  l'acqua  sottratta  dall'uomo  negli  ultimi 30  anni. 2

 

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