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IL COVID NON FERMA LA PROCESSIONE A CHIETI

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Secondo la tradizione, risalirebbe nientemeno che all’842 d.C. Ma, in realtà, a parte gli scritti dello storico del tempo, Girolamo Nicolini, non ci sono prove che la processione del Venerdì santo di Chieti sia tato remota. Di sicuro, però, c’è che è tra le più antiche d’Italia: notizie certe sono del 1650 quando, in occasione dell’Anno Santo, la confraternita della cattedrale si recò in processione a Roma, portando una Morte a grandezza naturale.

Da allora, la fede e l’identità dei teatini sono cresciute incarnandosi nella Processione organizzata da sempre dall’Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, che, attraverso varie fasi e ampliamenti, è diventata quella che tutti conoscevamo fino a due anni fa. Fino a quando la pandemia ha imposto la sospensione anche di queste tradizioni che la pietà popolare esprimeva nei riti della settimana santa. E così, anche quest’anno, sarà soltanto il crocifisso a sfilare in processione. Portato dall’arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, procederà da San Giustino alla Trinità, accompagnato da un valletto e da tre membri del direttivo dell'Arciconfraternita, mentre il Miserere di Selecchy raggiungerà le case dei teatini lungo corso Marrucino, dove verranno installati altoparlanti.

Perché, oltre i nove Trofei o simboli, realizzati nel XIX secolo dallo scultore Raffaele Del Ponte (l’Addolorata, il Cristo, l’Angelo alato, le Lance, la Colonna, il Sasso, il Volto santo, la Scala e la Croce), è la musica la vera cifra della Processione di Chieti. Composta nel 1750 da Saverio Selecchy, che musicò il Salmo 50, appunto il Miserere, è suonata da circa duecento elementi con violini, viole, violoncelli, flauti traversi, clarinetti, fagotti e, dalle ultime edizioni, anche sassofoni; centosessanta invece sono i membri del coro, tenori primi, tenori secondi e bassi.

Oltre all’Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, sfilano altre congreghe della città, il capitolo della Cattedrale e le autorità. Un corteo di storia, appunto, ma soprattutto di fede che, negli anni, ha richiamato a Chieti i suoi cittadini a tutto il mondo. Che, quest’anno, impossibilitati a esserci in presenza, continueranno comunque a tener viva la tradizione, e a seguire la processione – ridotta secondo le imposizione di legge – attraverso i canali social e le televisioni.

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