Una mappatura dei ricoveri ospedalieri e nelle strutture riabilitative negli anni 2018-2024 relativi alla diagnosi di linfedema secondario è l’obiettivo di un progetto di collaborazione tra l’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, la Regione Abruzzo e l’Associazione nazionale “Resilia”.
L’indagine epidemiologica sulla diffusione della patologia cronica invalidante, derivante da complicanze che insorgono a seguito di interventi chirurgici oncologici sugli arti superiori e inferiori per asportazione dei linfonodi, è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa che si è svolta presso l’Aula multimediale del Rettorato, nel Campus di Chieti della “d’Annunzio”, alla quale hanno partecipato Tommaso Staniscia, docente di Igiene generale ed applicata presso il Dipartimento di Medicina e Scienze dell’Invecchiamento della “d’Annunzio”, Antonietta La Porta, consigliera regionale, Maria Antonietta Tonci Salmé e Chiara Buldrini, rispettivamente presidente e membro dello Comitato scientifico dell'Associazione “Resilia”.
I dati abruzzesi saranno utilizzati dall’Istituto Superiore di Sanità per una proiezione a livello nazionale del numero dei pazienti colpiti dal linfedema secondario, atteso che al momento si parla solo di casi stimati in Italia pari a 240 mila, con il sesso femminile più colpito nella fascia di età compresa tra i 20 e i 40 anni. Tra l’altro, secondo l’Organizzazione Mondiale di Sanità oltre l’8% dei pazienti necessita di giorni di malattia, il 9% subisce un demansionamento a causa dei limiti funzionali e addirittura il 2% incorre nel licenziamento.
Gli effetti psicologici della malattia sono, dunque, altrettanto significativi.
I fattori di rischio del linfedema secondario sono rappresentati dagli interventi chirurgici alla testa e collo (40-50%), alla mammella (40%), alla prostata (14%), all’endometrio (13%), al melanoma (45%): percentuali destinate ad aumentare sia per effetto della radioterapia e sia dopo la biopsia del linfonodo sentinella.
“La metodologia che utilizzeremo - ha spiegato Tommaso Staniscia, docente di Igiene, generale ed applicata presso il Dipartimento di Medicina e Scienze dell’Invecchiamento della “d’Annunzio” - è analizzare la banca dati delle schede di dimissioni ospedaliere negli ultimi sei anni, utilizzando una corretta identificazione delle diagnosi, distinguendo i tassi di ricoveri per età e genere in modo da valutare l’impatto epidemiologico clinico ed economico del linfedema secondario in Abruzzo e supportare una programmazione sanitaria mirata di interventi efficaci di prevenzione ed assistenza”.
La consigliera regionale, Antonietta La Porta, ha testimoniato “la immediata volontà della Regione Abruzzo e dell’assessore Roberto Santangelo a sostenere le attività di studio dell’Università “d’Annunzio” per mappare l’incidenza di una malattia che cambia la vita delle persone”.
“Si tratta di un progetto unico in Italia – ha sottolineato la presidente dell’Associazione “Resilia”, Maria Antonietta Tonci Salmé – che segna un momento storico nella conoscenza di una patologia invalidante”.